lunedì 4 giugno 2012

Judo: quello che molti non sanno


Ciao a tutti. Io sono un’appassionata di arti marziali in generale, di judo in particolare, e vorrei parlarvi un po’ di questa mia grande passione. Innanzitutto, judo letteralmente tradotto è “via della cedevolezza”, “via dell’adattamento”. Questo perché praticandolo bisogna imparare a sfruttare le mosse, lo squilibrio, la posizione dell’avversario per trarne vantaggio. Una cosa che tengo molto a precisare è che il judo non è calci e pugni come la stragrande maggioranza delle persone pensa. Purtroppo molto spesso mi capita che quando alla domanda “Che sport fai?” rispondo “Judo”, chi mi sta davanti inizi a tirare calci o pugni a caso nel vuoto. Questo forse perché nella mente di chiunque c’è il collegamento tra arti marziali e calci e pugni, alla mo’ di karate kid. Ma questo non è assolutamente vero. Il judo è fatto di tecniche particolari con le quali si riesce ad atterrare l’avversario. Poi anche in questa disciplina c’è una parte di atemi, cioè colpi (calci e pugni), che però non sono ammessi in campo agonistico, e non si studiano nemmeno approfonditamente. Altra cosa che spesso mi chiedono, una volta delusi dal pensiero di nessun calcio, è “Ma almeno usate le armi, no?”. No, nel judo non si usano assolutamente armi. Certamente in caso di autodifesa, può capitare di difendersi da una persona armata sfruttando le conoscenze di questo sport, ma questo non rientra nello studio di questa disciplina. Giusto per farvi capire, questo è judo
 








Questo è tutt’altra cosa

I principi del judo (non voglio annoiarvi con la sua storia, i suoi principi, da cosa è nato e perché, quindi cercherò di essere più che breve) sono “prosperità e mutuo benessere” e “miglior impiego dell’energia”. Infatti, un buon judoka deve imparare a sfruttare al meglio l’energia senza consumarne se non necessario. Ma soprattutto, quello che ci tengo a sottolineare, è prosperità e mutuo benessere. Il judo ha molti principi morali, la base di questa disciplina è il crescere insieme, aiutarsi a vicenda, stare bene l’uno con l’altro e sviluppare ciò che s’impara in palestra anche nei rapporti di tutti i giorni con chi ci sta vicino. Questo credo che sia molto importante: questa disciplina non è nata per attaccare, fare del male, ma è nata appunto per mantenere il benessere fisico e morale di chi lo pratica. Certo magari vedendo le immagini sopra sembra un qualcosa di molto violento ma questo non è vero. I judoka migliori sono quelli che praticano quest’arte per passione e seguendo i suoi principi, non quelli che lo fanno pensando di diventare il Van Damme della situazione. Una cosa che bisognerebbe imparare praticando judo è il crescere insieme. Per esempio io e una ragazza che si allena con me quest’anno abbiamo seguito il corso per diventare cinture nere, quindi abbiamo studiato molto insieme e abbiamo fatto tanti allenamenti extra per perfezionare alcune cose: in questo periodo ci siamo aiutate a vicenda e così, mentre all’inizio nessuna delle due era in grado di sostenere con successo l’esame, siamo cresciute insieme, siamo migliorate e abbiamo potuto dare l’esame, con buoni risultati. Questa penso sia la parte migliore del judo, cosa che aiuta a migliorare se stessi, i propri rapporti con gli altri e favorisce a far diventare maturi i praticanti di questa disciplina. Spero di non avervi annoiato e soprattutto spero che non mi abbiate preso per matta dopo tutti questi discorsi “filosofici”. Comunque un’ultima cosa che vi voglio dire è di aprirvi anche a queste idee, non pensare (come molti fanno) che gli unici sport da praticare siano il calcio o la pallavolo, non pensare che le arti marziali siano sport quasi esclusivamente maschili. Mi auguro di avervi fatto comprendere cosa significa fare judo e che magari vi nasca un po’ di curiosità nei confronti di questo sport. 

 Carlotta

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