In occasione della seconda festa della legalità la provincia e il comune di Reggio Emilia ha promosso molte iniziative attinenti l’argomento attraverso percorsi di cittadinanza e legalità all’intero delle scuole. Per tutta la durata di questo progetto, che ha avuto come obbiettivo quello di sensibilizzare i giovani , il Presidente della Provincia di Reggio, l’Assessore provinciale all’istruzione e il Presidente del consiglio provinciale, sono stati “sorpresi” nel constatare che a differenza di quanto si possa pensare, gli studenti hanno saputo cogliere e fare tesoro di tutti quegli insegnamenti importanti per cui molte persone hanno sofferto fino anche a perdere la vita. Da ormai molti anni la Provincia di Reggio ha dato la possibilità di intrattenere dibattiti all’interno delle aule scolastiche con l’aiuto del Consorzio Oscar Romero per far comprendere pienamente alle nuove generazioni il concetto di criminalità organizzata e degli eventi che hanno segnato la storia italiana. Ma soprattutto attraverso queste iniziative ha fatto sì che gli studenti si sentissero implicati ed esprimessero il proprio parere sulla mafia, che da troppo tempo si è insidiata all’interno della nostra vita distribuendosi in modo capillare su tutto il territorio e utilizzando metodi e procedure differenti. I giovani cittadini sono la speranza che un giorno possa avvenire un cambiamento e che la situazione odierna non perduri eternamente, per questo le scuole e le istituzioni hanno tra i loro obbiettivi anche quello di smentire le ideologie sbagliate accentuando il senso dell’osservazione e lo spirito di combattimento degli adolescenti e dei giovani adulti. Per far comprendere pienamente ai cittadini chi sono gli individui che costituiscono le organizzazioni mafiose, durante i seminari e le conferenze, è stato steso un profilo psicologico del mafioso, che viene definito come una persona priva di qualsiasi emozione, incapace di provare piacere, poiché interessato solo al potere. Infatti costoro soffrono di una potenza che può essere definita “paranoica” che li porta a credere di essere onnipotenti e di conseguenza di poter decidere della vita degli uomini. Un altro concetto che è stato spiegato è che non si diventa mafioso, ma bisogna nascere in una famiglia di mafiosi e dunque essere fin dall’infanzia a contatto con quell’ambiente malsano. I bambini non hanno diritto all’errore, alla paura e hanno il divieto di intrattenere relazioni con la polizia, i comunisti e gli omosessuali. Fin da subito vengono osservati per poi essere addestrati nell’ intento di iniziarli all’omicidio e di farli diventare “capo decina”, e per ottenere tale nominativo bisogna compiere molti omicidi. Un altro aspetto che è emerso è stato che il comportamento del mafioso è in contrasto con molti valori meridionali come il senso dell’onore, il rifiuto dell’ omertà e le eccessive attenzioni nei confronti delle donne, poiché a dispetto di quanto possa sembrare il mondo femminile svolge un ruolo importante all’interno delle organizzazioni mafiose, poiché compiono una funzione importante nell’educazione dei propri figli e di conseguenza dei futuri mafiosi. Solo da pochi anni lo studio della mafia viene affrontato in modo scientifico ottenendo progressi considerevoli ma tutto ciò non basta se non c’è piena collaborazione da ogni singolo individuo per debellare definitivamente l’Italia dalla mafia.
Bucci Juliette
Nessun commento:
Posta un commento